Gianluca Bondi, Psicologo-Psicoterapeuta Bioenergetico, CBT
Massimo Borgioni, Psicologo-Psicoterapeuta ad indirizzo Rogersiano e Bioenergetico, CBT
Gabriele Putelli, Psicologo-Psicoterapeuta ad indirizzo Rogersiano e Bioenergetico, CBT
“L’unione tra testa e cuore è la prima metà del cammino
che conduce a divenire una persona aperta all’amore.”
Alexander Lowen
Uomini che parlano d’amore nasce in primo luogo dal dialogo aperto e di cuore fra tre uomini, ancor prima che amici e colleghi psicoterapeuti. Tre esistenze diverse ma simili, spontaneamente ingaggiate nel discorso amoroso ritmato da un linguaggio in alternanza franco, sensibile e professionale al tempo stesso, mescolando quindi tutti i possibili colori che ci appartengono come esseri umani.
Il tema dell’amore unisce e divide al tempo stesso, e la nostra umanità è fatta di desideri e speranze, di gioie e dolori e anche di traumi che ci hanno portato spesso ad associare il tema dell’amore alla sofferenza e alla chiusura del cuore.
Se pensiamo all’immagine dell’amore tramandata nei secoli dalla musica, dalla pittura, dalla letteratura, dal teatro e dai miti, quella che emerge è una storia spesso tragica, in cui questo sentimento si accompagna alla sofferenza del rifiuto, dell’abbandono o ai vincoli socio culturali che rendono l’amore a volte impossibile, doloroso e fonte di paura. Potremmo dire che il contrario dell’amore non è l’odio, ma la paura alla quale consegue il ritiro e la chiusura del cuore. Una paura del sentire che di frequente, verso il maschile, si è culturalmente tradotta in una rigida ingiunzione educativa volta a soffocare l’espressione dei sentimenti, negando il diritto ad una sana coesistenza interna del maschile e del femminile che ogni essere umano possiede: “non piangere, non fare la femminuccia!!!”
Per questo abbiamo pensato di creare per gli uomini l’opportunità di rispondere alla chiusura del cuore – nella quale spesso, più delle donne, si trincerano, anche per ragioni culturali – con una facilitazione all’apertura, al confronto e al dialogo allargato a tutte le sensibilità e ai diversi colori espressivi.
Da qui è nato il progetto Uomini che parlano d’amore, partito a novembre del 2021 con una maratona di bioenergetica aperta a soli uomini.
È facile osservare le grandi difficoltà che gli uomini stanno attraversando nel loro rapporto con il femminile in questa fase storica, caratterizzata da una crisi evidente dei valori di genere, dal dissolvimento dei ruoli codificati in modo tradizionale e dell’esigenza di mettere in campo nuove qualità nella relazione di coppia. Inoltre, le sempre più allarmanti notizie sulle violenze di genere e sui femminicidi confermano la criticità del momento che stiamo attraversando e la necessità di creare occasioni protette di condivisione e di confronto per il maschile. A fronte della pluridecennale esperienza dei gruppi di autocoscienza fra donne, abbiamo rilevato quanto siano storicamente sempre stati carenti gli spazi di condivisione, di comunicazione o di cura reciproca per gli uomini, questi ultimi prigionieri di modelli che hanno profondamente frainteso la virilità, scambiandola con la rigidità e con la chiusura, generando una solitudine profonda a volte foriera di azioni violente. Il nostro intento è stato quindi quello di creare uno spazio dedicato, destinato esclusivamente al maschile, dove gli uomini, non dovendosi preoccupare del giudizio delle donne e/o non avendo l’opportunità di attivare atteggiamenti seduttivi, potessero sentirsi completamente liberi di condividere i loro vissuti relativamente al rapporto con il femminile.
A questa esperienza, nella primavera seguente, ne è seguita un’altra, condivisa con alcune colleghe psicoterapeute sia nella progettazione che nella conduzione, intitolata: Uomini e donne che parlano d’amore, una maratona di bioenergetica di due giorni aperta a uomini e donne, dove i due gruppi il primo giorno hanno lavorato separatamente (il gruppo degli uomini facilitato dai terapeuti e quello delle donne facilitato dalle terapeute) per poi incontrarsi il secondo giorno in un lavoro di confronto e di condivisione comune.
L’esperienza è stata interessante e coinvolgente in entrambe le occasioni, nel lavoro energetico e corporeo tra di loro gli uomini hanno potuto attraversare i vissuti della rabbia nei confronti del femminile, le incomprensioni e le paure incentrate sul tema della sessualità ed infine hanno potuto sperimentare e condividere in modo libero e pieno la fragilità, la tenerezza e l’apertura del cuore. Nel lavoro condiviso, le donne hanno potuto constatare con chiarezza il dolore e la paura (spesso nascosta) degli uomini, mentre questi ultimi hanno visto la solitudine e la sfiducia che troppo spesso le donne sperimentano nel rapporto di coppia.
Sappiamo bene come oggi la rigida dicotomia maschile-femminile sia soggetta a una ridefinizione critica che la vede più come una costruzione sociale che non come una realtà naturale, ossia come l’esito di un processo di significazione applicato alle differenze di genere dettato e viziato in particolare dai pregiudizi della cultura patriarcale. A questo riguardo, si fa sempre più spazio un discorso che invita a considerare la fluidità di genere piuttosto che la rigidità e a vedere l’identità, anche sotto l’aspetto psico-sessuale, più come un processo che come uno stato.
In quanto terapeuti bioenergetici non possiamo non considerare come l’ancoraggio alla dimensione energetica e biologica porti Alexander Lowen a legare strettamente l’identità di genere con l’identità corporea. Questa posizione comporta il rischio di confluire verso una rigidità oggi non più proponibile. Tuttavia è grazie a Lowen (e prima ancora grazie a Reich) che il corpo irrompe sulla scena della psicoterapia, non più come strumento guidato dal controllo dell’Io, o come sede di pulsioni ingovernabili e pericolose da tenere sotto controllo, ma come sede primaria di una forza vitale, positiva, autoregolata e portatrice di salute. E la sessualità, in questa prospettiva, è stata inquadrata come viatico per una piena, libera e felice espansione del sé, nella condivisione con l’altro, soprattutto se accompagnata dall’apertura del cuore.
Maschile e Femminile, Uomo e Donna sembrano termini interscambiabili e nell’uso comune tendono a confondersi generando equivoci e malintesi che favoriscono associazioni e definizioni senza una appropriata semantica.
A questo proposito quindi, nel tentativo di formalizzare delle unità di misura pertinenti, non possiamo non prendere in considerazione il contributo di Jung che sostiene l’ipotesi che ciascuno di noi possieda naturalmente per il proprio funzionamento psichico e relazionale una controparte associata al sesso opposto rispetto a quello di appartenenza. Questi due aspetti archetipici, diversi ma complementari, sono alla base della nascita della vita in ogni aspetto dell’esistenza. Ogni volta che la vita riproduce se stessa nella continuità della sua evoluzione, o genera comportamenti, lo fa “servendosi” di questa matrice creativa, sintetizzabile simbolicamente con meno e più ma che chiameremo femminile e maschile, due principi che a diversi gradi si integrano e collaborano in modo complementare nell’accogliere e risolvere la condizione esistenziale in cui si trova ogni forma di vita.
In questa cornice di riferimento, vogliamo considerare Uomini che parlano d’amore come un’esperienza in progress, con altre maratone e momenti d’incontro, ma vogliamo considerarla anche come uno stimolo per il confronto e il dibattito fra colleghi, considerata la necessità di ridiscutere e aggiornare i nostri modelli teorici alla luce delle sfide che oggi su questi temi si presentano.
Bibliografia
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Lowen A., (1988) Love, sex and Your Heart, Macmillan, New York; ed. it. Paura di Vivere, Astrolabio, Roma, 1989.
Lowen A, (1995) Joy: The Surrender to the Body and to Life, Penguin, East Rutherford, ed. it. Arrendersi al corpo, Astrolabio, Roma, 1994.
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James Hillman,(2002). L’anima del mondo e il pensiero del cuore, Adelphi, 2002.
Emma Jung (1992). Animus e Anima. Bollati Boringhieri Torino 1992.