Scuole di Psicoterapia tra tante scelte riconoscere il valore della specializzazione in Analisi Bioenergetica.
Lo Psicologo, al termine del percoso di studi universitari in Psicologia, si trova di fronte a molteplici scelte formative ed approcci terapeutici. Orientarsi tra le varie specializzazioni in psicoterapia non è semplice. Come scegliere la propria strada? E perché scegliere una specializzazione in Analisi Bioenergetica?
In questo articolo il dott. Alessandro Armani ci racconta il suo approccio all’analisi bioenergetica e perché ha scelto di frequentare il corso di specializzazione proposto dalla S.I.A.B. (Società Italiana di Analisi Bioenergetica).
Perché hai scelto la Siab?
Ripensando alla scelta di iscrivermi alla Siab, non posso non ricordare l’inquietudine che in quegli anni accompagnava la mia identità professionale: conseguita la Laurea in Psicologia e iscritto all’Albo degli psicologi, mi sentivo profondamente insicuro e allo stesso tempo nutrivo delle altissime aspettative su di me e sul mio ruolo.
Attribuivo il senso di insicurezza a una mancanza di conoscenze “pratiche” ed è per questo che ho iniziato a ricercare strumenti e metodi “efficaci”.
Conoscevo l’Analisi Bioenergetica attraverso i testi di Alexander Lowen e ne avevo già sperimentato i benefici poiché avevo già intrapreso un percorso di psicoterapia corporea; l’attenzione al respiro e alle tensioni muscolari croniche, che ha l’approccio bioenergetico, mi dava una sensazione di poter “lasciare un segno” nel mondo e rispondeva al mio bisogno di concretezza ed efficacia che cercavo.
Così mi sono rivolto alla Siab, vedendo nella sua storia, nel suo essere stata fondata direttamente da Lowen e nel suo essere in rete con l’IIBA e le altre Società di Psicoterapia, un ulteriore elemento di serietà e maturità professionale.
Quali sono state le tue prime impressioni?
Rimasi colpito dalla capacità di ascolto e risposta della Segreteria didattica e amministrativa; e se penso a come nella mia esperienza universitaria uno dei principali obiettivi impliciti era tollerare la frustrazione connessa alla disorganizzazione, mi senti immediatamente rincuorato dalla sensazione di pulizia organizzativa della Siab.
Infine, elemento decisivo, fu il colloquio conoscitivo con alcuni docenti: anche in quel caso la capacità umana di farmi sentire accolto e riconosciuto nei miei bisogni e dunque nel mio valore, mi portò a mia volta a riconoscere nella Siab un indiscutibile valore.
Com’è stato il percorso?
Bellissimo. Ricco. Duro. Umano. Autentico. Costoso e Impegnativo. Di valore.
Bellissimo per la bellezza che ho imparato ad apprezzare nell’ascolto dell’altro grazie alla profonda condivisione avuta con compagni di corso e docenti.
Ricco per la varietà di emozioni, esperienze ed apprendimenti vissuti.
Duro per il confronto con me stesso che mi ha imposto l’analisi dei vissuti all’interno del Gruppo di Training.
Umano poiché l’umanità è lo strumento che ho capito essere più il efficace nella promozione di me e dell’altro: l’insicurezza e la fragilità che inizialmente ritenevo fossero dei punti di criticità, ho capito che sono strumenti preziosi e fertili capaci di fare la differenza rispetto ad altre professioni.
Autentico è connesso alla netta sensazione di perfetto allineamento tra sapere, saper fare e saper essere: ciò che dico o propongo ai miei pazienti è il risultato di un percorso in cui credo e di fronte al quale ho il coraggio di assumere le mie responsabilità.
Costoso in termini economici, emotivi e temporali; durante il training tutta la mia persona si è impegnata in un processo di sviluppo e dunque è stato necessario sostenere questi costi attraverso un impegno nello studio, nella messa in discussione dei miei valori e delle mie credenze, cosa che ha comportato delle scelte e dei sacrifici.
Di valore poiché il training alla fine è uno spazio e un tempo, e il valore che assume dipende dall’impegno umano che ognuno decide di investire, e nella mia esperienza i primi a investire sono la Siab e i docenti stessi, il resto è spettato a me e ai miei compagni di Training.
Cosa suggeriresti ad uno studente di Psicologia?
– Parti da quello che c’è.
– Non importa quanto o cosa, ma informati e studia sempre.
– Impara ad ascoltare restando in silenzio e cercando domande invece che risposte.
– Diffida da chi dice di avere soluzioni.
– Rischia di sbagliare fino in fondo.
– E poi metti in dubbio te stesso, gli altri e i maestri.
Quali sono stati gli sviluppi della tua attività clinica?
Sono uno psicologo e psicoterapeuta libero professionista full-time, ho avuto la fortuna di avere un mio studio e dei validi colleghi con cui condividerlo. Mi occupo sia di adolescenti e adulti affetti da psicopatologia che desiderosi di ricercare un migliore benessere psicologico e sociale e conduco continuativamente gruppi di psicoterapia.
Inoltre l’esperienza umana maturata nei contesti clinici mi ha portato ad occuparmi di gruppi nelle aziende e ad oggi ho la soddisfazione di portare l’analisi bioenergetica in alcune delle maggiori realtà aziendali italiane.