Incontro: 19 Ottobre 2020
Relatore: Monica Monteriù
Con l’avvento della globalizzazione e del processo di digitalizzazione sono notevolmente cambiati i rapporti con il corpo, le relazioni e l’apprendimento, interessando sia la sfera interpersonale sia le relazioni lavorative.
L’avvento della pandemia ha contribuito ad accentuare ulteriormente questo cambiamento, sebbene durante Il periodo di lockdown l’incremento dello smartworking, della didattica a distanza e l’utilizzo dei social-media ha consentito di minimizzare l’effetto della pandemia di contro la continua iper-connessione ha portato ad assumere comportamenti talvolta scorretti, pensiamo alla posizione scorretta del nostro corpo piuttosto che la sovraesposizione degli organi della vista e dell’udito.
Tutto ciò ha portato le persone ad un cambio delle abitudini e ad un cambio del mindset provocando una invasione della sfera personale portando ad una indifferenziazione tra la sfera pubblica e privata ed un crescente aumento delle ore lavorative quotidiane con un conseguente aumento del carico emotivo e cognitivo.
Dunque, sebbene la tecnologia possa rappresentare un importante strumento per relazionarsi nell’era del Villaggio Globale, di contro può rappresentare uno strumento disfunzionale se utilizzato in modo non-consapevole.
L’uomo è un animale sociale che sin dalla nascita ha necessità di entrare in contatto con gli altri, di costruirsi delle relazioni che sono indispensabili per la sopravvivenza. Nella società moderna, che Bauman definisce liquida, la capacità di vivere relazioni sane è messa sempre più a rischio dal bombardamento indotto dalla tecnologia comportando nei casi è più estremi, la possibile emersione di dipendenze comportamentali e disturbi dissociativi fino ad arrivare a comportamenti psicopatologici.
Si può osservare nelle persone una crescente dipendenza dalle tecnologie, dall’utilizzo del cellulare che è diventato quasi un ‘oggetto transizionale’ post-moderno ovvero un “ciuccio” mediatico che talvolta nasconde l’implicito obiettivo di rassicurare, contenere l’ansia e gratificare, finendo tuttavia col provocare l’effetto l’opposto, può magari innescare un fenomeno connotato da ansia da astinenza da cellulare conosciuto come Nomofobia (neologismo: no-mobile phobia) oppure condotte controllanti.
Ed ancora, il flusso pressoché continuativo di notifiche e richiami a cui i soggetti che ricorrono abitualmente e con ampia frequenza al mondo di internet, incide fortemente sulla possibilità di mantenere concentrazione ed attenzione su un determinato compito, nonché sulle capacità mnestiche.
Infine, sebbene l’evoluzione tecnologica da una parte faciliti i rapporti interpersonali soprattutto in soggetti con difficoltà in ambito sociale, di contro, soprattutto nei nativi digitali può affievolire la capacità di empatizzare attutendo la possibilità di un profondo rispecchiamento emotivo con l’altro da sé o nei casi peggiori, può portare ad una condizione di dissociazione dalle emozioni proprie ed altrui, via regia verso un processo di graduale disumanizzazione che stiamo già osservando nel tessuto sociale a noi contemporaneo. Il rispecchiamento emotivo, che passa principalmente per lo sguardo, è infatti di fondamentale importanza soprattutto nell’età evolutiva quando il bambino ha bisogno di trovare il rispecchiamento del genitore che gli permette di avere la percezione di esistere. Ma i nostri sguardi oggi sono sempre più spesso mediati da schermi che li filtrano.
In questo contesto la Bioenergetica, in tutte le sue declinazioni, può fornire quegli strumenti di grande utilità, andando a ri-bilanciare la sovraesposizione a stimoli prevalentemente cognitivi, visivi ed uditivi ristabilendo il contatto in primis con il proprio sé corporeo, riportando vitalità nei nostri corpi. Alexander Lowen era persuaso del fatto che l’unico modo in cui gli uomini possono imparare è attraverso il sentire, attraverso l’esperienza personale, fisica, concreta. Riportare l’attenzione al corpo diventa basilare, un semplice gesto può aprirci inaspettatamente ad un maggior benessere a portata di mano, ad esempio: la postura di chi controlla lo schermo del proprio cellulare, ripiegato su sé stesso, chiuso, limitando lo sguardo ad un campo molto limitato, bloccando l’ampiezza dell’onda respiratoria… può essere modulata schiudendo la colonna vertebrale, volgendo lo sguardo verso orizzonti più ampi o verso le persone che abbiamo attorno e aprendoci ad una respirazione più libera. Piccole accortezze, momenti in cui possiamo scegliere di abitare il nostro corpo pienamente, riappropriandoci della nostra forza vitale e la bioenergetica ce lo ricorda.