Conferenza SIAB del 21 marzo 2022

ore 19,30, modalità on-line

Relatore: Maria Stallone Alborghetti, Psicoterapeuta in analisi bioenergetica e psicologia analitica junghiana.

 

Nella sua conferenza la dott.ssa Alborghetti ha indagato sul rapporto tra l’analisi bioenergetica e il disturbo narcisistico di personalità, disturbo che è sempre più presente in una società meno solida dal punto di vista valoriale, e in cui il processo educativo da parte del genitore appare molto complesso.

La dott.ssa Alborghetti esordisce affermando chiaramente che l’analisi bioenergetica, un metodo terapeutico moderno e innovativo, è estremamente utile per la cura di questo disturbo, sia mentalmente che fisicamente. Anzi, nella sua esperienza ha potuto esaminare il fenomeno e osservarlo in prima persona, notando che a differenza di altre tecniche come per esempio il Training autogeno, che se in un primo momento sembra avere un effetto positivo sul paziente, in seguito questo ritorna allo stato d’origine e malessere. D’altro canto, l’analisi bioenergetica ha mostrato, grazie a una tesi sperimentale condotta dalla relatrice, che anche dopo anni i pazienti non mostrano più segni di rigidità fisica e dimostrano un maggior benessere.

Per capire il disturbo del Narcisismo dalle radici storiche sono stati presentati diversi autori che hanno contribuito all’elaborazione del concetto. Il primo fu il sessuologo inglese Havelock Ellis, il quale associò la personalità narcisista al concetto di perversione; altrettanto fecero Nietzsche e lo stesso Freud. Anche Ovidio, raccontando la storia dell’origine e della nascita di Narciso, la rivestì di una velatura di negatività: la storia narra che Narciso nasce dal dio fluviale Censo e della ninfa Lirope,  e secondo la leggenda fu meravigliosamente bello, ma senza saperlo.

 

La madre, dopo aver consultato l’indovino Tiresia sul destino del figlio, ebbe una risposta ambigua: egli sarebbe vissuto finché non si fosse conosciuto. Le parole sibilline non furono comprese dalla donna, ma la spiegazione dell’enigma non si fece attendere per molto. Ovidio racconta che il giovane, amato e voluto da tutti, non ricambiava mai nessuno in quanto non all’altezza. Un giorno, trovandosi sulla sponda d’una fonte le cui acque limpide e terse gli rimandarono come in uno specchio l’immagine della sua bellezza, Narciso che non si era mai visto, vinto dall’ammirazione per l’immagine riflessa, non trovò più la forza di staccarsene e se ne innamorò. Consapevole dell’impossibilità di essere ricambiato da quella immagine, si uccise gettandosi nell’acqua.

 

Alexander Lowen ha indagato in profondità la figura di Narciso, avanzando il concetto di “identità negata”. Questo concetto si riferisce in particolare alla personalità narcisista e al suo bisogno di essere capita e amata. Sembra che una variabile comune dei narcisisti sia quella si esser nati e cresciuti con una mancanza di basi solide e di amore da parte dei genitori. Già mentre l’embrione è nella pancia di una madre che non desidera il suo stesso figlio, il piccolo percepisce ogni sentimento ostile: queste possono rappresentare le prime basi per il consolidamento della personalità narcisista.

 

Altro tema della conferenza è stato l’archetipo dell’ombra di Carl Gustav Jung. Jung parte dal presupposto che per conoscere davvero noi stessi, è necessario comprendere ed essere consapevoli dei nostri “lati oscuri”, ovvero i nostri limiti e le nostre debolezze. L’Ombra, in ampia parte inconscia, abbraccia tutto ciò che di noi non riusciamo a vedere. È un contenitore di pensieri, sentimenti, attitudini, modi di essere e comportamenti che ci portiamo dentro ma che non conosciamo. Il fatto che ci siano sconosciuti dipende da due fattori:

 

  • Il primo è che si tratta di aspetti inaccettabili per la nostra coscienza che quindi vengono rifiutati e rimossi nell’inconscio;
  • Il secondo è che possono riguardare parti della nostra personalità ancora non sviluppate e di cui non abbiamo consapevolezza. Esse giacciono nell’Ombra finché non diventano abbastanza mature da venire alla luce.

 

Di fronte di questi aspetti è importante per l’essere umano prendere coscienza di tutto ciò che lo caratterizza, anche se non necessariamente positivo; è importante conoscersi a fondo, scavare nella propria intimità. Questo processo è estremamente utile al fine di conoscersi a pieno e vivere con maggior serenità le proprie esperienze e soprattutto i propri insuccessi.

 

Bisogna attuare una continua riflessioni su sé stessi e chiedersi “perché queste parole, questi fatti, mi feriscono? Da dove deriva il sentimento di insicurezza e sofferenza”? Le ipotesi che rispondono a tali domande possono essere legate a situazioni avvenute durante l’infanzia, a qualche tipo di carenza all’interno del processo educativo, o magari riguarda una qualche idea che abbiamo di noi stessi radicata da sempre, cosa che ci porta a far uso di una corazza per nasconderla o da una cosiddetta “falsa autostima”.

 

Un’altra teoria analizzata durante la conferenza è il concetto del “falso Sé”. Nel corso delle varie fasi di crescita, il bambino inizia a interagire con altri bambini e via via può sentire la necessità di armarsi di una prima piccola corazza. Questo meccanismo di difesa lo aiuta a proteggersi dai possibili tentativi di contrasto e attacco alla sua personalità in formazione. Inoltre, durante la crescita, talvolta alcuni genitori possono mostrare una certa ostilità verso i loro figli, crescendoli con l’idea che possono fare di più, criticandoli, facendoli in questo modo sentire inadeguati. Questo comporta nel bambino un bisogno di proteggersi ulteriormente, armandosi di una doppia corazza, più dura e forte, che simboleggia una vera e propria chiusura interiore.

 

È proprio a questo punto che viene a crearsi il “falso Sé”, una presenza negativa nell’identità del bambino: come se fosse presente un “diavolo” che guida quest’ultimo alla messa in atto di comportamenti volti a soddisfare i bisogni del genitore a tutti costi, qualunque cosa gli venga richiesta. Diventando adulto, il ragazzo ne risentirà in maniera globale, accusando problemi di natura emotiva e relazionale sia con l’ambiente circostante che dal punto di vista sociale.

 

A questo punto, la dott.ssa Alborghetti presenta la tecnica terapeutica dell’analisi bioenergetica, che, unita all’analisi junghiana dei sogni, si è mostrata una tecnica trasversale estremamente efficace. Partendo dai piedi, si effettuano esercizi che coinvolgono le mani, la postura e soprattutto il viso, la voce, la risata nonché il canto. Questo approccio si focalizza principalmente sui muscoli facciali, in quanto esiste uno strettissimo collegamento tra i vari muscoli facciali con tutti gli organi del corpo. Attraverso l’esperienza approfondita del proprio respiro, il paziente migliora nella stessa postura, percependo meno rigidità, meno ansia e un aumento complessivo del suo benessere fisico e mentale.

 

In conclusione, sembra opportuno sottolineare la necessità di una metodologia caratterizzata da tecniche che si concentrino sia sulla psiche e gli aspetti più profondi della persona come nell’analisi dei sogni di Jung, che sull’esperienza del corpo, sull’energia che lo pervade. Sfruttando tale energia e orientandola in senso positivo, portano il soggetto a una conoscenza maggiore della propria fisicità e del proprio essere.