Questo articolo desidera essere un ricordo ed un ringraziamento alla memoria di Silja Wendelstadt, che tanto ci ha donato ed insegnato.
Silja Wendelstadt (1933-2011), analista bioenergetica, stretta collaboratrice ed amica di Eva Reich, la figlia di Wilhelm Reich, fondatore della Psicologia Somatica, ci ha trasmesso con profonda convinzione, semplicità, umiltà ed amore il lavoro sulla prevenzione neonatale, attraverso la Bioenergetica Dolce (Gentle Bioenergetics), in particolare il massaggio bioenergetico dolce di Eva Reich.
Donna profonda e sensibile, possedeva tra le sue qualità una che molti di noi perdono nel corso della vita: riusciva a stupirsi ed appassionarsi a quanto si muoveva intorno a lei e a chi le stava vicino, con l’entusiasmo e la spontanetità propri di quando siamo ancora piccoli ed ingenui. Ogni persona che lavorava con lei, una volta incontrata e conosciuta, non poteva che provare affetto e gratitudine nei suoi confronti.
Conobbi Silja ad un incontro esperienziale sul massaggio bioenergetico dolce, più di ventanni fa, ero giovane e avevo solo da qualche anno incontrato l’Analisi Bioenergetica. Mi avvicinai con rispetto e delicatezza a questa nuova esperienza, che continua ad essere oggi parte integrante del mio lavoro come psicoterapeuta ad orientamento psico-corporeo. Passati vent’anni, provo ogni volta grande gioia e riconoscenza quando lo trasmetto ed insegno ad altri; sento l’esistenza di un “filo” diretto che unisce Wilhelm Reich, sua figlia Eva e Silja.
Il massaggio bioenergetico dolce (neonatale), o ad “ala di farfalla” nasce come promozione della salute e prevenzione delle biopatie. Il massaggio neonatale venne sviluppato da Eva Reich negli anni cinquanta, durante la sua esperienza di pratica ospedaliera con i neonati e le loro madri. In quell’epoca alle puerpere venivano praticate anestesie totali brevi poco prima della fase espulsiva del neonato. Questo aveva come effetto una riduzione della vitalità del neonato nelle prime ore di vita.
Eva decise quindi di sviluppare un metodo di contatto bioenergetico dolce, al fine di rifunzionalizzare l’onda respiratoria dei neonati e sciogliere le tensioni dei bambini iporeattivi. L’obiettivo di Eva, come dello stesso padre, era quello di prevenire la formazione precoce di un’armatura caratteriale, muscolare ed emozionale.
Nel 1949 W. Reich[1] fondava l’Orgon Infant Research Center (OIRC) ed Eva era medico ed assistente di questi. La struttura fondamentale del OIRC era incentrata sullo studio del processo evolutivo dalla nascita fino all’età di cinque o sei anni, età in cui la formazione della struttura di base del carattere è completa. I punti di lavoro principali erano: cura prenatale di madri sane in stato di gravidanza; accurato controllo del parto e dei primi giorni di vita del neonato; prevenzione della corazza nei primi cinque o sei anni di vita; studio e registrazione del successivo sviluppo di questi bambini fin dopo la pubertà.
Sono qui presenti alcuni tra i concetti basilari sviluppati da Wilhelm ed Eva nel loro lavoro, quali prevenzione (W. Reich parla di igiene mentale preventiva), biopatia, armatura. Prevenire significa intervenire prima che i processi autoregolatori dell’organismo, di libera espressione dell’individuo, vengano soffocati o interrotti da tensioni psicosomatiche croniche (blocchi), che si strutturano a causa dell’interazione con un ambiente circostante carente o minacciante. Padre e figlia avevano già intuito quanto fosse di fondamentale importanza la prevenzione, sin dalla nascita, delle biopatie intese come tutti quei processi patologici causati da una disfunzione dell’apparato vivente autonomo.
Il massaggio bioenergetico dolce risulta essere uno strumento di grande aiuto nell’ambito della prevenzione. Ad esempio, all’interno della diade madre-bambino può giovare utilizzarlo per evitare che il biosistema (riprendo in seguito il significato del termine) del neonato sviluppi la tendenza alla stasi della sua energia biologica che si manifesta sotto forma di frustrazione. Il massaggio si dimostra utile per sensibilizzare sull’importanza di un buon contatto; la stimolazione tattile risulta un canale di comunicazione privilegiato, che consente alla madre di entrare in contatto con il piccolo, permettendole di attivare ed armonizzare le funzioni vitali del corpo di questi. Il neonato comunica ed apprende attraverso la pelle, essa è l’organo che filtra il mondo esterno.
Un buon contatto corporeo rappresenta un prerequisito indispensabile per l’instaurarsi di un’adeguata relazione madre-bambino. È quindi possibile fare in modo che si sviluppi senza ostacoli la creazione del bonding (attaccamento-legame primario), considerato anche che la madre prima-durante-dopo il parto si trova in un periodo sensibile, in cui le è possibile entrare in profondo contatto con le proprie emozioni, attingendo a tutto il suo potenziale di autoguarigione, di predisposizione innata alla comunicazione pre-verbale con il proprio bambino.
W. Reich quando parla di igiene mentale preventiva intende la prevenzione dell’armatura a partire già dal concepimento, vala e dire un’educazione preventiva, un intervento precoce. È quindi fondamentale rivolgersi non solo al neonato, dissolvendo i primi segnali dell’instaurarsi dell’armatura nel momento stesso del loro insorgere, ma all’intero ambiente (genitori o chi si prende cura del bambino) che lo circonda. Il principio bioenergetico del neonato può venir represso e soffocato da genitori e/o da un ambiente corazzati (presenza della peste psichica[2]).
Quindi, considerato che alla nascita il bambino si presenta come un sistema bioenergetico plasmabile, appare di notevole importanza essere consapevoli dei propri limiti ed errori, approfondendo la conoscenza di quella che può essere l’armatura ed il suo funzionamento: imparare a riconoscere le realtà strutturali che si sviluppano durante l’infanzia; fornire cure materne alle madri (mothering the mother ); svolgere un’educazione all’insegna dell’autoregolazione.
È impossibile che i bambini possano crescere sani in un ambiente malato e corazzato; potranno semmai sopravvivere, corazzandosi a loro volta. Secondo W. Reich, la vivace attività pulsatoria a partire dalla nascita è l’unica prevenzione possibile contro la contrazione cronica e l’atrofia precoce (W. Reich, Bambini del Futuro).
Cosa intendiamo per pulsazione? Tutto ciò che vive pulsa: vi è una fase di espansione (andare verso – amore) ed una fase di contrazione (andare via – paura). W. Reich, osservando al microscopio i movimenti di organismi unicellulari (amebe), scoprì le leggi che stanno alla base dei processi vitali pulsatori non solo di tali organismi, ma di tutti gli esseri viventi. Egli chiamò tali organismi unicellulari con il nome di bio-sistemi (bio perchè è una comunicazione che si verifica ad un livello di pulsazione plasmatico-energetico).
Un biosistema è caratterizzato da un nucleo pulsante al centro, il plasma, e da una membrana che lo contiene. Il movimento che contaddistingue l’ameba è di espansione e contrazione. Quando l’ameba si trova all’interno di un ambiente favorevole e accogliente si espande, l’energia pulsa dal centro alla periferia e il campo di energia si amplia. Se invece l’ambiente risulta minacciante, l’ameba si contrae, l’energia fluisce dalla periferia verso il nucleo vitale ed il campo di energia si ritrae. Espansione significa muoversi verso, sì alla vita; contrazione significa chiudersi, no alla vita. Attraverso questo movimento ritmico ondulatorio, l’ameba va alla ricerca di altre amebe.
Quello che si osserva sono due campi di energia che si attraggono, facendo contatto; si crea un ponte luminoso di energia, la pulsazione aumenta, i due campi si sovrappongono e compenetrano vibrando. Secondo W. Reich un processo funzionalmente identico ha origine nel contatto tra madre e neonato (biosistemi più complessi). Onde di eccitazione si diffondono dal corpo del bambino, biosistema con un alto potenziale di bio-energia pulsante, espandendosi e facendo contatto con il corpo della mamma. Nel momento del contatto i due organismi formano un unico biosistema pulsante più grande che si espande irradiando Amore.
Reich definisce tale processo biosociale: bio perché è una comunicazione ad un livello di pulsazione plasmatico-energetico, sociale perché avviene tra due essere umani. Reich afferma che la pulsazione bioenergetica è una funzione che dipende totalmente dagli stimoli e dai contatti con l’ambiente. Il problema dei processi atrofici biopatici risiede nella dipendenza delle funzioni psichiche e chimico- fisiche dell’attività bioemozionale dell’organismo all’inizio della vita. Dipendenza delle funzioni psicosomatiche dalle funzioni bioenergetiche della pulsazione plasmatica (W. Reich Bambini del Futuro).
Per Eva le emozioni sono flussi di energia biologica (lei parla infatti di bioenergia) presente nel corpo, movimenti energetico-espressivi del plasma dell’organismo (W. Reich definisce tale movimento di bioenergia linguaggio espressivo del vivente). E-mozione sta a significare muoversi verso l’esterno, espandersi. Possiamo quindi parlare di una comunicazione emotiva ad un livello di pulsazione plasmatico-energetico. Quando proviamo qualcosa, nell’organismo questo qualcosa si muove, si espande, pulsa verso l’ambiente che ci circonda.
Se sentiamo piacere (per Eva il piacere è la percezione del fluire e del pulsare glow and flow di energia nel corpo), se l’ambiente è accogliente e favorevole, l’energia fluisce in noi dal centro verso la periferia, espandendosi. Se invece proviamo paura, o se l’ambiente intorno a noi risulta ostile, non c’è accoglienza, l’energia si ritira nel nucleo e noi ci contraiamo sia a livello volontario che involontario. Come scritto sopra: espansione significa sì alla vita, contrazione indica no alla vita. Il neonato nasce con un alto potenziale di bioenergia pulsante: onde di eccitazione originano dal corpo del bambino per entrare in contatto con quelle della madre e con l’ambiente circostante, attraverso la creazione di un ponte di energia.
Il costituirsi, in un organismo umano, di una situazione di contrazione sta ad indicare la creazione di quella che W. Reich definisce armatura o corazza. Questa è la modalità con cui l’organismo si organizza nel corso del tempo per difendersi dagli eventi stressanti (traumi sia di origine fisica che psichica); è la miglior risposta possibile dinnanzi ad una situazione frustrante, minacciante da parte dell’ambiente circostante. Ma tale risposta rappresenta l’interruzione della naturale spontaneità, della vitalità; una strategia per non sentire il corpo e le emozioni in esso racchiuse (il corpo è rigido, contratto, privo di contatto affettivo e di energia vitale; Reich parla di rigor mortis).
Spesso abbiamo dovuto erigere la nostra armatura nel corso della vita intra e/o extra uterina, per adattarci o modellarci a quelle che sono state le situazione e le esigenze dell’ambiente esterno (genitori, eventi traumatici, e così via) rinunciando a parti di noi stessi, al nostro principio di autoregolazione (riprendo in seguito la definizione). L’armatura si manifesta nell’individuo sotto forma di tensioni psicosomatiche croniche (la corazza muscolare è il sistema di blocchi costituitosi a livello fisico; corazza caratteriale è il sistema di blocchi strutturatosi a livello psichico).
A livello psico-corporeo la tensione indica l’esistenza di un conflitto tra la piena espressione di sé, che l’organismo ha dovuto reprimere nel corso della vita per sopravvivere agli eventi stressanti, e la messa in atto di un compromesso per adattarsi a quanto l’ambiente ci ha richiesto e tutt’ora ci richiede. L’armatura esprime dunque le nostre fissazioni (sia a livello conscio che, soprattutto, inconscio), la visione cristallizzata di noi stessi e del mondo circostante.
La corazza interrompe il libero fluire energetico (piacere-amore-apertura vs paura-chiusura) dell’organismo (W. Reich parla dello strutturarsi, nel corso del processo evolutivo, di sette segmenti o blocchi nel corpo: oculare, orale, cervicale, toracico, diaframmatico, addominale, pelvico) ostacolando e giungendo ad interrompere lo scambio di informazioni tra l’ambiente interno e quello esterno. Un corpo privo di tensioni è un corpo dove l’energia potrà fluire liberamente senza ostacoli.
L’esperienza con il massaggio bioenergetico dolce può permetterci di ri-contattare il libero fluire dell’energia nel corpo. Il massaggio dolce trova applicazione sia in età infantile che adulta. Oltre a quanto detto sopra, ne possono trarre beneficio i bambini nati con taglio cesareo, non avendo questi ricevuto la forte stimolazione cutanea della nascita vaginale; bambini che non possono essere allattati e che con esso ricevono nutrimento dal contatto cutaneo; bambini adottati e per i loro nuovi genitori per favorire un legame. Sorprendente risulta l’effetto, del massaggio dolce, per lo sviluppo dei nati prematuri.
Nell’adulto favorisce benessere psico-corporeo, che si traduce nel sentirsi radicati nella quotidianità; stimola la capacità di prendersi cura di se stessi (auto-nutrimento); accresce la consapevolezza del proprio corpo, dei propri confini e dell’identità mente-corpo; permette di entrare in contatto con i vissuti emozionali, aumenta la comprensione della natura relazionale delle emozioni. Promuove maggior capacità di instaurare rapporti interpersonali, di amare, di suscitare amore negli altri; una gestione migliore dello stress e dell’ansia; aiuta ad alleviare gli effetti di eventi traumatici (lutto, incidenti, operazioni, separazioni, e così via).
Attraverso il massaggio è possibile fornire cure materne alle mamme, mothering the mother; le madri toccate con dolcezza durante gravidanza, parto e postparto toccheranno a loro volta i propri bimbi con dolcezza.
Alla base del massaggio bioenergetico dolce vi sta il principio dello stimolo minimo o principio dell’ostrica. Quando si contatta il corpo del paziente non si deve provocare dolore; l’esperienza deve avvenire al di sotto della soglia del dolore. Ricordo quanto sopra esposto: che il massaggio nasce dal lavoro di Eva in ospedale con i neonati. Il tocco dà origine ad un processo energetico, ma se tale stimolo supera la soglia, il processo può interrompersi. Uno stimolo troppo invasivo può spingere chi riceve a chiudere la corazza o persino a formarne una ancora più solida, perchè l’organismo si difenderà contro l’invasione subita (l’ostrica si apre solo se toccata delicatamente, altrimenti si chiude).
È come se avessimo un pezzo di ghiaccio: ci sono due modalità di scioglimento od apertura: possiamo aspettare che lentamente si sciolga e si trasformi in tiepida acqua, tenendolo tra calde ed accoglienti mani senza apparentemente “fare nulla” (lo stare), o possiamo gettarlo a terra o spaccarlo con qualcosa, perché vogliamo frettolosamente trasformarlo in altro, rischiando di conseguenza la rottura. Il processo energetico fondato sullo stimolo minimo lascia alla persona l’importante responsabilità di decidere quando e come aprirsi al sentire.
Non saremo noi, in quanto terapeuti, a stabilirlo, utilizzando eventuali metodi direttivi o catartici, che potrebbero farci ottenere l’effetto contrario, vale a dire un’ulteriore chiusura della persona. Lasciare che il processo si verifichi da sè, senza spingere né insistere, stando in attesa dell’apertura o semplicemente accompagnandola.
Un altro principio è quello del glow and flow (ardere e fluire di energia nel corpo). Per Eva il fluire sta ad indicare il propagarsi dei movimenti energetici, come un onda lungo tutto il corpo, che arde; l’ardere è la capacità di espansione del campo energetico. Tutto questo implica il liberarsi ed il manifestarsi di emozioni, sensazioni corporee, percezioni in noi stessi.
L’esperienza del massaggio bioenergetico dolce va a coinvolgere, solitamente, tutto il corpo: prima si lavora sulla parte anteriore partendo dalla testa fino ad arrivare ai piedi, poi su quella posteriore a partire dalla nuca fino a giungere alla pianta dei piedi; quindi si chiude l’esperienza invitando chi ha ricevuto a mettersi sul fianco sinistro in posizione fetale e facendo contatto nella zona cervicale con la mano sinistra e con la destra in quella sacrale. Tutto questo si svolge con la persona sdraiata (a terra, su un materassino, su un lettino).
La durata del massaggio dolce è molto variabile, dipende da chi abbiamo di fronte: nel neonato può durare dai cinque ai venti minuti, nell’adulto dai venti minuti ad un’ora. Tutti i movimenti si sviluppano dall’alto verso il basso (per scaricare), dall’interno all’esterno, da una a tre volte in maniera simmetrica. Se si massaggia solo una parte del corpo può crearsi una situazione di disequilibrio ed incompletezza. I movimenti sono scanditi dal ritmo della respirazione di chi dona (lunghe espirazioni sonore) e possibilmente anche di chi lo riceve.
I movimenti base del massaggio sono tre e vengono donati con dolcezza, delicatezza, lentezza e grande rispetto (quasi un’espressione di sacralità), come se l’organismo intero venisse sfiorato dalle ali di una farfalla.
Lunghe carezze o sfioramenti: unificanti, di collegamento, dall’alto al basso passando per tutto il corpo, fino alle dita delle mani e dei piedi; leggere e lunghe carezze, accompagnate da espirazioni sonore, come se volessimo “lavar via”.
Circoletti: piccoli movimenti rotatori leggeri, fatti con i polpastrelli delle mani, che si muovono sulla pelle in senso orario, dall’alto al basso e dall’interno all’esterno del corpo. Vibrazioni: delicato movimento vibratorio delle dita delle mani sulla pelle, sempre dall’alto al basso e dall’interno all’esterno del corpo.
Movimenti combinati: circoletti uniti a vibrazioni, sempre dall’alto al basso e dall’interno all’esterno del corpo.
Il principio dell’autoregolazione fa da cornice allo svolgersi dell’esperienza. Nel neonato, se non ha subito traumi prima o dopo la nascita, è vivo e presente, nell’adulto va perdendosi nel corso della vita, di pari passo con lo strutturarsi della corazza muscolare caratteriale. L’autoregolazione è la capacità dell’individuo di riconoscere i propri bisogni, desideri, di auto-comprendersi ed agire liberamente, scegliendo secondo le proprie necessità.
È importante che nell’autoregolarsi la persona si ponga in un atteggiamento di ascolto del proprio organismo, delle proprie emozioni e sensazioni corporee. È l’individuo che diviene responsabile del proprio processo, che sceglie dove andare e/o dove fermarsi. Una buona capacità di autoregolarsi presuppone l’essere in contatto con se stessi, con i propri confini e bisogni.
Apprendere la “tecnica” del massaggio bioenergetico dolce non è difficile; l’aspetto che invece ritengo fondamentale, e che non sempre è facile ed immediato da acquisire ed integrare dentro di sé, è il focalizzarsi sull’ascolto del proprio vissuto somatico ed emozionale e di quello della persona che sta ricevendo (identificazione vegetativa).
Quindi cardini del lavoro sia individuale che di gruppo, attraverso il massaggio bioenergetico dolce, sono: il lavoro sulla relazione; il dare forma e nome alle emozioni, sensazioni, percezioni corporee.
Esso trova quindi applicazione sia in ambito di prevenzione che di cura, può ad esempio essere introdotto all’interno di un percorso di psicoterapia corporea. L’esperienza del massaggio ci consente di porci in un atteggiamento di grande rispetto di noi stessi e dell’altro che riceve, di assenza di giudizio, spontaneità ed apertura; tutto questo con delicatezza e senza urgenza; ritrovando i ritmi dell’organismo attraverso il respiro, il movimento, il suono; ed arrivando ad ascoltarci fino dentro al Cuore.
Marta Pozzi è analista bioenergetica e supervisore Siab.
Note
[1] “Per tutta la vita ho amato i bambini appena nati, i bambini piccoli e gli adolescenti, ed essi mi hanno sempre amato e compreso. Quando mi vedevano, mi sorridevano perchè ho sempre avuto un contatto profondo con loro, e certi bambini, di appena due o tre anni, guardandomi, a volte diventavano pensierosi e seri. Questo è stato uno dei più grandi e stupendi privilegi della mia vita, e desidero esprimere in qualche modo tutta la mia gratitudine per l’amore che mi hanno manifestato i miei piccoli amici. Che il destino ed il grande oceano dell’energia vitale dal quale sono venuti ed al quale prima o poi dovranno tornare, li benedica rendendoli felici, sereni e liberi durante la loro vita. Spero di aver dato il mio contributo affinché essi possano essere felici in futuro.” (Wilhelm Reich dal suo testamento)
[2] La peste psichica sta ad indicare la manifestazione di un comportamento biopatico (biopatia: tutti i processi patologici causati da una disfunzione dell’apparato vivente autonomo) all’interno di tutti i rapporti interpersonali. W. Reich riteneva che la fonte di energia della reazione di peste psichica fosse principalmente frustrazione sessuale combinata con una forte aggressività. Il comportamento pestilenziale è diretto principalmente verso ogni manifestazione vitale, ogni comportamento naturale, verso qualsiasi movimento spontaneo ricco di amore e vitalità. Le manifestazioni del libero fluire provocano odio nell’individuo corazzato; odio diretto contro la vita, l’incapacità, la paura di vivere l’amore, la vita.