In questi giorni di paura del contagio, il mio corpo disubbidisce e reclama la sua libertà. Devo tenerlo a freno perché mi scappa da tutte le parti. Gli devo promettere che è soltanto per poco, gli devo mentire.

Come agire questo controllo sulla vitalità del corpo che nel tepore di primavera avverte il diritto sacrosanto di correre scompostamente, riscaldarsi al calore del sole, e il desiderio di essere sfiorato dalle carezze?

Come farlo arretrare dalla naturale ricerca del piacere per impedirgli di ammalarsi?

Alcuni reagiscono con una mortificazione totale, ammaestrando le azioni verso quelle consentite e sottraendosi a qualsiasi tentazione, vanno verso la costruzione di una campana di vetro che fa sentire salvi, dentro la quale però, si costruisce pian piano la propria prigione. Il rischio è di secernere una perla di depressione, che può vanificare l’azione del preservarsi e semplicemente aumentare il disagio.

Amplificare il piacere in tutte le sue forme, mi sembra la giusta direzione. La funzione del tempo che è rallentata può donare spazio alla contemplazione, che non è imbambolamento senza contenuti, ma pensieri liberi che aiutano a riflettere.

L’arte, in tutte le sue forme, può accompagnare in questo passaggio difficile. La lettura, la musica, i musei del mondo, la fotografia, ma per me soprattutto la poesia. Ne divoro con avidità i versi che cerco di ricordare a memoria, leggo e rileggo lo stesso verso per memorizzarlo, in modo che la sua ripetizione crei un mantra rassicurante. La bellezza della poesia allevia la solitudine e crea un incanto.

Per chiudere una falla di Emily Dickinson  

Per chiudere una falla

devi inserirvi ciò che la produsse –

Se con qualcosa d’altro vuoi richiuderla,

ti si spalancherà sempre più grande –

Non puoi colmare un abisso

con l’aria.

 

Ma, anche il corpo reclama il suo tempo e il suo spazio. Cerco di dargli in pasto quel che vuole, ma è esigente, lo corrompo con cibi raffinati e lo cospargo di olii profumati, per non farlo sentire triste e trascurato. La mente si placa facilmente, il corpo è irrequieto, ogni tanto ha bisogno di sentire il cuore che aumenta i battiti, e allora salto la corda, ma è ancora lì a chiedermi ragione di questa immobilità.

Ma, soprattutto mi mancano gli abbracci e i baci. La nostalgia del contatto. E allora, contatti virtuali, ma il corpo si sente comunque imbrogliato. Soccombo alla fantasia di incontri e contatti passati, il corpo si placa soltanto quando gli dono la soddisfazione del piacere.