Presentazione

 

I numerosi contributi pubblicati in questo primo numero 2024 della nostra rivista sono accomunati dal tema della relazionalità umana. Quella stessa relazionalità umana nelle sue varie forme che ha costituito il tema del recente Congresso Siab, Il Corpo nella simulazione incarnata, tenutosi a Ischia dal 4 al 7 aprile 2024. Rossana Colonna, CBT e membro attivo dello staff redazionale di Corpo e identità, pubblica un prezioso reportage di tale importante evento, intitolandolo Il mondo è relazione.  L’articolo di Colonna ci ricorda come tra i vari relatori qualcuno ha puntato più in chiave filosofica sull’empatia e sull’intersoggettività (Luigi Janiri, Marco Mazzeo), qualcun altro in chiave neuroscientifica sull’intercorporeità (Vita Heinrich Clauer, Vittorio Gallese, Renata Tambelli, Massimo Biondi), ma in tutti i keynote speakers del Congresso è dominante il tema della relazionalità umana, della simulazione incarnata in e tra di noi.

Pubblichiamo la relazione d’apertura al Convegno di Ischia di Vita Heinrich-Clauer, Risonanza somatica – l’aspetto emozionale dell’empatia, laddove il concetto di “risonanza somatica” offre un’ulteriore sfumatura al tema delle relazioni. Vita Heinrich-Clauer, nota a molti come curatrice del Manuale di Bioenergetica, è International Trainer Iiba; nel testo si percepisce la sua lunga esperienza clinica e la sua grande sensibilità. Questa sensibilità o ricettività le consente di usare la risonanza somatica come strumento diagnostico e come intervento: “Mi permetto di iniziare a vibrare come uno strumento, che è stato intonato dalla persona di fronte a me”.

Tale risonanza somatica avviene però a condizione che sia garantita la presenza corporea reale dell’altro, face-to-face. Una presenza scontata da secoli e secoli che oggi invece è relativizzata dalla progressiva virtua-lizzazione della realtà: “La virtualità è diventata un tema centrale del XXI secolo”. Nel suo saggio Che ne sarà del corpo? Incarnazione e virtualiz-zazione. Un bilancio critico, Thomas Fuchs, titolare della prestigiosa Cattedra Karl Jaspers per le fondamenta filosofiche della psichiatria di Heidelberg, esamina queste tendenze verso delle realtà “scivolanti” o “sfumate” in cui la presenza dell’altro si fa ambigua. Come esempio che ci riguarda da vicino, Fuchs cita le cosiddette terapie chatbox in cui l’utente dialoga con una soggettività apparente, ovvero con un sistema “in grado di imitare uno stile di conversazione terapeutica, simulando l’empatia e creando così un’interazione che assomiglia in una certa misura alla psicoterapia”. Ricordiamo il fatto che non a caso, con un passo coraggioso e perspicace, nel 2018 il governo britannico ha creato un Ministery of Loneliness, un “Ministero per la Solitudine”. Perché, come sottolinea Fuchs, “uno dei principali pericoli di questo ‘animismo digitale’ risiede nella solitudine reale nascosta dalla comunicazione illusoria”.

Sempre all’insegna dell’attualità, due contributi trattano temi di sessualità e di genere. L’International Trainer Thomas Heinrich è fondatore e counselor del Centro psicologico di consulenza lesbica e gay a Mannheim nel Land di Renania Palatia. Nel suo intervento alla Conferenza Iiba dell’ottobre 2021, Orgoglio e pregiudizio. Il lavoro bioenergetico con LGBTIQ, espone la questione “come noi, in quanto terapeuti bioenergetici, possiamo lavorare con i clienti LGBTIQ per supportarli nella ricerca della propria autostima”. Giustamente l’autore parte dall’esame del proprio atteggiamento di terapeuta verso la diversità, con uno sguardo critico anche sulla tradizione bioenergetica a partire da Amore e Orgasmo del 1965. Legando la questione dei generi ai concetti di “potenziale” e “autorealizzazione”, concetti cari alla psicologia umanistica e bioenergetica, l’autore arriva a una conclusione bella e utopica insieme: “Se pensassimo al genere umano come se ci fossero tanti generi quante le persone, il sesso o il genere non sarebbe più una categoria che limita le persone, ma ognuno potrebbe sviluppare il proprio potenziale attraverso di essi”.

Il termine iGeneration si riferisce ai giovani nati tra il 1995 e il 2012, dopo i Millennials, nati dunque in un mondo segnato dalle incertezze dell’era postmoderna e la presenza ubiquitaria dell’Internet. Quali sono le ripercussioni di questa realtà sulla loro vita? Nel suo contributo Amore, sesso e relazione nelle iGeneration: dall’indagine alle prospettive d’intervento, il terapeuta a indirizzo bioenergetico Vincenzo Pio Lucarelli evidenzia come l’amore, il sesso e le relazioni reali costituiscano un punto debole per questa generazione. Di fronte a un futuro incerto, si potrebbe riassumere, anche le coordinate affettive del presente (relazioni stabili, matrimonio, figli) si sbriciolano. Lasciamo comunque alle riflessioni del lettore la questione se tutto ciò potrebbe portare, come l’autore intravede, a “una progressiva dissoluzione dell’io”.

In sintonia con tali interrogativi segue il contributo di Christoph Helferich, analista bioenergetico e Local Trainer Siab, dedicato a La ricerca dell’autenticità e dell’autorealizzazione, nel periodo dal dopoguerra fino ad oggi. L’autore suddivide questo lasso di tempo in tre periodi: il periodo d’oro della psicologia umanistica (1950 – 1970), in cui il concetto di autorealizzazione s’intende come progetto integrale che riguarda la vita nella sua interezza; la fase postmoderna (1970 – 2000), in cui le coordinate durevoli di famiglia, lavoro e vita relazionale sono messe in discussione; seguito poi, dal 2000 circa, dalla fase della “autorealizzazione performativa”, che si distingue per un forte bisogno e piacere di autorappresentazione mediale. In questo percorso verso il virtuale, la questione della presenza corporea concreta rimane aperta (vedi anche il saggio precedente di Thomas Fuchs).

Il saggio Impotenza appresa. Studi sull’origine e relazione con i caratteri di Alexander Lowen di Roberta Lancioni, psicologa psicoterapeuta di orientamento analitico bioenergetico, sviluppa un’intuizione originale, leggendo i vari disturbi caratteriali concepiti da Lowen alla luce del concetto dell’impotenza appresa. È un concetto creato negli anni Sessanta dallo psicologo statunitense Martin Seligman, che definisce l’impotenza appresa “la reazione di rinuncia, la risposta di abbandono che segue al credere che qualsiasi cosa tu possa fare non è importante”. Ponendo l’accento sul potenziale umano, sulla nostra libertà come possibilità di agire o meno, l’impotenza appresa accentua una dimensione profonda della caratterologia di Lowen, il condizionamento psico-fisico, inconscio e allo stesso tempo appreso, attraverso il carattere. In questo contesto è interessante ricordare il sottotitolo degli Stili caratteriali di Stephen Johnson: Come uscire dalla prigione del proprio carattere.

L’ultimo articolo che presentiamo in questo numero è di una tematica del tutto diversa, ma certo non meno importante. V. Giménez Molla e Amaria Alejos Martin, due analiste bioenergetiche che vivono e lavorano a San Sebastian, sono state contattate da un’azienda produttrice di mobili in cui uno dei loro dipendenti era morto per un incidente di lavoro. Il loro articolo Un evento traumatico. La terapia bioenergetica in ambiente lavorativo è un resoconto dettagliato e convincente del loro lavoro; dimostra in maniera brillante sia la possibilità dell’intervento bioenergetico in ambito aziendale, fuori dallo studio privato, sia la particolare duttilità del nostro approccio nell’integrazione del trauma e del lutto nell’esperienza corporea. Colpisce il grande senso di umanità che permea tutto l’articolo, dedicato alla cura dei colleghi del morto: “Non esiste un DPTS, ma solo pazienti traumatizzati, ognuno con il suo universo particolare”.

Concludiamo la nostra rassegna del presente numero di Corpo e identità con due brevi recensioni. La prima riguarda un nuovo libro di Thomas Fuchs, La psichiatria come medicina relazionale. Un paradigma ecologico, il tentativo di sviluppare un fondamento teorico per la psichiatria del XXI secolo. Sulla base dell’embodiment, della mente incarnata ovvero della psiche come “soggettività incarnata in relazione”, questa psichiatria si definisce coerentemente “medicina relazionale”.

La mia ciclotomia ha la coda rossa della fumettista francese Lou Loubi è il racconto autobiografico, in forma di Graphic Novel, della propria ciclotomia, un disturbo dell’umore in forma meno invalidante del disturbo bipolare. Il libro, uscito in Francia nel 2016 e tradotto in italiano nel 2017, ha avuto un successo enorme; è stato definito “un prodotto poetico, umoristico, commovente, fra i miglior esempi della graphic medicine”.

 

Buona lettura!

Christoph Helferich