“We must start with the feet” – “Il grounding è la chiave del lavoro bioenergetico”: nelle opere di Alexander Lowen si trovano numerose affermazioni di questo tipo, in cui il fondatore dell’analisi bioenergetica afferma la centralità del grounding all’interno del suo approccio. E, infatti, la scelta di lavorare con i pazienti anche in piedi, di farli muovere nello spazio per esplorare il loro rapporto con gambe, piedi e suolo, è stata forse l’intuizione decisiva per la creazione dell’analisi bioenergetica come specifica forma di psicoterapia corporea. Ma quanto più importante questa scelta o intuizione, tanto più ovvio l’interrogativo rispetto alle sue ragioni.

Con questa domanda tocchiamo la questione dell’intima relazione tra i motivi del nostro agire e le decisioni che ne conseguono. Nel suo libro sul controtransfert, La colomba di Kant, Aldo Carotenuto ha ben formulato questa relazione: “Ogni scelta che comporta un impegno duraturo – il partner in amore, il lavoro, certi hobby non effimeri – è condizionata, più che da situazione esterne o dal caso, da profondi bisogni interiori” (Carotenuto, 1986, p. 26). Quali potrebbero essere stati, nel caso di Alexander Lowen, questi “profondi bisogni interiori”?

Fortunatamente abbiamo delle fonti in cui Lowen stesso, con sorprendente e ammirevole franchezza, ci dà una risposta a questo tipo di domande. Pensiamo in primo luogo al capitolo “Da Reich alla bioenergetica”, un’introduzione biografica alla sua opera Bioenergetica del 1975 (Lowen, 1975, pp. 10-36). Ma indicazioni preziose si trovano anche nella sua vera e propria autobiografia, Onorare il corpo, del 2004. In un passo, appunto, sul grounding, Lowen – pur riconoscendo pienamente i meriti della sua terapia con Wilhelm Reich – gli rimprovera esplicitamente di non essere andato sufficientemente in profondità:

“Reich non esaminò né capì la dinamica sottostante della mia personalità: un profondo senso di insicurezza [a deep sense of insecurity]. Io lo mascheravo con un’allerta e un’intelligenza che mi permettevano di anticipare un problema e controllare la situazione; tuttavia questo non aveva effetto sul mio senso di insicurezza” (Lowen, 2004, p. 136).

E suona quasi come risposta a questa diagnosi quel passo di Bioenergetica in cui Lowen racconta lo sviluppo della sua grande innovazione tecnica rispetto al metodo del maestro:

“Lavorando su me stesso, sviluppai le posizioni e gli esercizi di base che oggi sono quelli classici della bioenergetica. Sentivo il bisogno di un lavoro più radicale sulle mie gambe [a need to get more fully into my legs, nel testo originale]: cominciai ad adottare la posizione in piedi invece di quella sdraiata usata da Reich” (Lowen, 1975, p. 31).

Come noto, il grounding, attraverso la sensazione del contatto tra i piedi e la terra, “rappresenta il contatto dell’individuo con le realtà base della sua esistenza” (Lowen, 1977, p. 22). In questo senso più ampio, lo scopo generale del grounding è anzitutto una maggiore sicurezza personale, un maggiore senso di connessione con gli altri e una maggiore presenza nel mondo: “Più il vostro corpo è vivo, più siete nel mondo” (1975, p. 45).

Come mai abbiamo questo bisogno di radicamento, di maggiore sicurezza personale? Come mai dobbiamo migliorare il contatto con le “realtà base della nostra esistenza”? In un’ottica storica, come ho descritto nel mio saggio Il bipede fragile. Posizione eretta e grounding, il concetto di radicamento può essere letto come “tentativo di compensazione o allentamento di vari riscontri problematici della nostra evoluzione verso l’Homo sapiens” (Helferich, 2018, p. 81). Nel senso più circoscritto della storia individuale, Lowen situa le origini del nostro bisogno di radicamento nelle esperienze relazionali della prima infanzia:

“Il modo in cui nostra madre ha  provveduto all’energia e al supporto per la nostra esistenza determinerà in larga misura quanto sicuri ci sentiremo nella nostra vita. Il principio è che la qualità di come stiamo in piedi e del nostro senso di sicurezza riflette il sostegno che abbiamo avuto nei primi anni di vita” (2004, p. 137).

Come vediamo, Lowen segue qui uno schema esplicativo che individua nella qualità del rapporto del bambino con la madre o con l’ambiente in generale la causa principale per lo sviluppo del basic trust, della fiducia di base nel mondo. Si tratta, infatti, di uno schema esplicativo ampiamente riconosciuto nel pensiero psicologico, dalla teoria dell’attaccamento al vasto campo delle ricerche sulla prima infanzia. Ed è per il valore generale di questo schema o principio che il senso di insicurezza personale di Alexander Lowen, il suo deep sense of insecurity, rispecchia l’esperienza di tante persone; che il suo bisogno personale di grounding, attraverso l’analisi bioenergetica, abbia trovato un riscontro così ampio e duraturo in tutto il mondo.

                                                                                                                               

Christoph Helferich

 

Letteratura

Carotenuto, A. (1986). La colomba di Kant. Problemi del transfert e del controtransfert. Milano: Bompiani.

Helferich, C. (2018). “Il bipede fragile. Posizione eretta e grounding”. In: Il corpo vissuto. La cura di sé nell’analisi bioenergetica. Roma: Alpes Italia, 69-82.

Lowen, A. (1975). Bioenergetica. Trad. it. di Lucia Cornalba, Milano: Feltrinelli 1983.

Lowen, A. (1977). Espansione e integrazione del corpo in Bioenergetica. Manuale di esercizi pratici. Roma: Astrolabio-Ubaldini 1977.

Lowen, A. (2004). Onorare il corpo. La nascita della Bioenergetica nell’autobiografia del suo fondatore. Trad. it. di Alessandra Callegari, Milano: Xenia 2011.