Questo secondo numero 2023 della nostra rivista si distingue per una ricca gamma di contributi interessanti, con un nucleo tematico incentrato su vari aspetti della “questione femminile”. Iniziamo con una commemorazione poetica da parte di Freddy Torta della compianta Maria Antonia Spagnolli, stimata e amata compagna di formazione del 3° training della SIAB (1986 – 1991). “Una lezione di stile femminile”, scrive l’autore, evocando un particolare tratto della sua personalità che resterà nella memoria di tutti coloro che la conoscevano.

Segue un intervento che Bob Lewis ha tenuto nel 1996 in occasione delle dimissioni di Alexander Lowen da Presidente dell’IIBA. Si tratta di un intervento particolare, molto biografico-introspettivo, che descrive il viaggio dell’autore “alla ricerca della completezza” da “paziente ferito” a “guaritore ferito”, fino alla “persona ferita”. Questa terminologia già esprime l’apertura di Bob Lewis alla dimensione delle ferite precoci, e forse in quest’apertura sta il suo maggiore contributo all’analisi bioenergetica.

Il primo testo dedicato alla tematica del femminile e non solo è tratto dall’omonima conferenza della nostra Presidente Patrizia Moselli, Il sostegno dell’analisi bioenergetica per la donna e la coppia nei trattamenti di PMA e nei casi di infertilità. Partendo dai risultati di recenti studi scientifici sulla relazione fra sessualità e infertilità, l’autrice dimostra il forte impatto negativo dell’infertilità sulla vita sessuale della coppia. Dimostra poi l’importanza di un percorso terapeutico di consapevolezza per la coppia, e il grande sostegno che l’analisi bioenergetica può offrire in questa circostanza.

Ne è ulteriore riprova l’articolo della Local trainer canadese Leslie Ann Castello, Quando il corpo mi tradisce. Terapia per le donne con infertilità. L’autrice focalizza i processi emotivi in seguito a una diagnosi di infertilità, e in particolare il dolore e il lutto che tale diagnosi solitamente comporta: “Più di ogni altra cosa, l’infertilità conduce al lutto”. In sintonia con l’articolo precedente, l’autrice sottolinea l’importanza cruciale della terapia per la donna, per “riconnettersi al corpo che l’ha delusa nel suo desiderio di maternità”. Tre interessanti casi clinici illustrano la complessità psicologica della questione.

“Complessità” s’addice anche bene alla tematica dell’articolo di Rossana Colonna, Identità femminili. Corpi sessuati e corpi sessuali in divenire. Ricordando la famosa costatazione di Simone de Beauvoir, “Donna non si nasce, lo si diventa”, l’autrice analizza in particolare la tensione tra la dimensione corporea del “corpo sessuato che noi siamo”, e la dimensione dell’identità sessuale personale, “il corpo sessuale che noi siamo”. Anche in questo articolo, i due casi clinici apportati esplicitano in maniera eccelsa la complessità di cui parlavamo, non per ultimo riguardo i “fragili equilibri narcisisti” dei giovani di questo ancora giovane millennio.

Siamo abituati a vedere la vergogna come sentimento tardivo sulla scala evolutiva, che nasce come sentimento sociale solo intorno ai tre anni. L’International trainer IIBA Guy Tonella, invece, nel suo saggio Il sentimento di vergogna, un trauma dopo il trauma, la concepisce in maniera originale nel contesto dei rapporti precoci di attaccamento, come, appunto, “il trauma dopo il trauma” o “vergogna primaria” di esistere.  Ricca di spunti interessanti anche la descrizione dell’autore della manifestazione di questa forma di vergogna in età adulta, come “grandi difficoltà nell’autoregolazione dei propri affetti […], l’odio per se stessi, la vergogna e i sentimenti di umiliazione”.

Se nella vergogna si trova la sensazione di essere ingombranti, insieme al desiderio di sparire, ne esiste un antidoto? Nel suo contributo Pudore versus Vergogna, Rosaria Filoni individua questo antidoto nel sentimento del pudore, termine oggi di valenza quasi antiquata. Il pudore è espressione di orgoglio e fierezza, attributo – in termini loweniani – del possesso di sé. L’autrice riflette anche sui cambiamenti sociali e storici del pudore in Italia negli ultimi cinquant’anni. In seguito alla contestazione antiautoritaria e al movimento delle donne, questo comune senso del pudore diventa più libero, “alla ricerca di un’identità in cui avesse il giusto peso la soggettività”.

Se ricordiamo che ancora all’inizio del secolo scorso l’intelligenza fu concepita come “conoscenza concettuale e razionale”, come “l’insieme delle funzioni mentali” (Lewis Terman) che si può misurare come IQ nei test d’intelligenza, ci rendiamo conto di quanto il paradigma dell’intelligenza corporea rappresenti una vera e propria rivoluzione culturale. Nella sua conferenza introduttiva alle giornate francofone di analisi bioenergetica del 2018, Violaine De Clerk, International trainer IIBA e supervisore, segue le varie tappe dell’evoluzione del nuovo paradigma (intelligenza multipla, emotiva, viscerale), presente già in tante forme di conoscenza, medicina e pratiche ancestrali. In seguito alle scoperte di Wilhelm Reich, si osserva come l’analisi bioenergetica mobiliti l’intelligenza del corpo, in particolare riguardo le emozioni. Coinvolgendo sempre e contemporaneamente processi fisici, relazionali e mentali, le emozioni sono “al cuore dell’unità mente/corpo, del Sé”.

A questa tematica si collega bene l’articolo di Robert Coffman, Breve storia dell’analisi bioenergetica. Al centro dell’interesse di Coffman sta la distinzione tra due diversi rami della psicoterapia corporea: uno psicodinamico, che nasce e rimane “all’interno della teoria psicoanalitica preesistente”, e un ramo esperienziale, basato sulla tecnica. L’autore descrive in maniera concisa l’evoluzione del primo approccio nella linea Freud-Reich-Lowen, nonché le varie innovazioni introdotte da Alexander Lowen. Nelle altre modalità di terapia corporea, si tratta piuttosto di approcci basati su una tecnica somatica singola, come, p. es., il Rolfing, l’EMDR, il metodo Feldenkrais e tanti altri. Di fronte a queste modalità di lavoro che sono pure validi, l’analisi bioenergetica, fedele alle origini psicodinamiche ed evolutive, si dimostra come “forma più completa di psicoterapia”.

Last but not least, concludiamo questo numero con un consiglio di lettura da parte di Chiara Blasi, CBT Siab che vive e lavora in Francia. Il libro in questione è una graphic novel di Sophie Lambda, dal titolo intrigante L’amore non basta. Come sono sopravvissuta a un manipolatore. È il resoconto ragionato della liberazione dell’autrice da una relazione tossica con un manipolatore narcisista e probabilmente è il complemento ideale di quanto descritto dal nostro Massimo Borgioni nel suo libro Dipendenza e controdipendenza affettiva (Alpes, Roma 2015).

 

Buona lettura!
Christoph Helferich