Roma, 20 febbraio 2023

 La conferenza in oggetto si è svolta lunedì 20 febbraio 2023 alle 19.30 in modalità presenza nella sede della SIAB a Roma. L’incontro è stata condotto da Patrizia Moselli, Presidente della Società Italiana di Analisi Bioenergetica, e il tema è inerente al recente libro di Massimo Borgioni “Eco, Narciso e le figure della dipendenza amorosa”.

Il relatore ha esordito la conferenza spiegando innanzitutto i motivi che lo avevano spinto a scrivere il suo libro, incentrato su due figure emblematiche di un “amore tossico”: Eco e Narciso, figure che sono sempre più ricorrenti all’interno di molte relazioni amorose, che portano però alla sofferenza che deriva dallo stesso legame e la conseguente perdita del partner. Ebbene è proprio questa la motivazione di fondo: l’interesse verso la tematica dell’amore dipendente, dell’amore contaminato e la possibilità di questo tipo di legame di avere successo o di generare sofferenza agli individui che provano ad instaurarlo.

Si parte dall’idea di fondo che in ogni forma di dipendenza sia sempre presente la componente “dedizione di attaccamento” o “fascinazione” per l’altro, derivandone una distorsione dell’amore, un amore che sostiene la dipendenza. Se ci riflettiamo bene, anche nelle relazioni sane vi è sempre un riferimento a dosi o miscele del medesimo sentimento, anche solo descrivendo sensazioni di gratificazioni fini a se stesse, utilizzando un linguaggio definibile d’“amore” come quando diciamo “amo correre”, “impazzisco per i dolci”, “luna di miele”, dove oggetto del legame è sempre l’amore.

Sembra esserci un simile funzionamento tra una relazione amorosa tra due persone e quella che può crearsi tra una persona e una sostanza, la possiamo definire altrettanto una storia d’amore, composta da fascinazione e forte attrazione. Difatti se si chiedesse a una persona ormai dipendente dalla sostanza di smettere di prenderla, non si verrebbe ascoltati, e purtroppo la stessa avrà bisogno di svariate possibilità per capire che la sostanza è realmente nociva e di conseguenza sarà faticoso uscirne. In maniera molto simile accade nelle dipendenze d’amore, nelle quali le attenzioni dell’altro sono indispensabili e l’idea di separazione comporta immediatamente una sensazione reale di angoscia. Spesso ne deriva un quadro sintomatologico: l’Eros si trasforma in Thanatos.

Dal punto di vista neurobiologico, l’innamoramento comporta un aumento di adrenalina (che comprende il rischio di affidarsi a qualcun altro) e dopamina, un effetto simile a quello derivato dagli oppiacei; allo stesso modo si può fare un paragone tra il sentimento derivato dalle pene d’amore e quello provato dalla crisi d’astinenza da oppiacei.

Entrando nel vivo della storia, Eco e Narciso sono due personalità che spiegano esattamente questa dinamica amorosa, in maniera opposta. Entrambi i personaggi del racconto rimangono imprigionati da un’illusione, da una trappola: Eco vorrebbe trasformare i due nell’uno indifferenziato, ovvero in una cosa sola, annullando totalmente la propria individualità verso l’idea della simbiosi. Narciso, al contrario, vorrebbe trasformare sé stesso in un’altra persona, dunque l’uno in due, tramite l’idealizzazione di se stesso: entrambi vorrebbero arrivare al medesimo risultato, aggirando la dualità, e ancora vorrebbero mantenere l’amore, uccidendo la dualità.

Eco è l’assenza di narrativa, è solo in grado di ripetere ciò che dice o pensa Narciso, sacrificando la sua stessa dote, il lògos, per essere totalmente al suo servizio. Narciso d’altra parte corrisponde all’iper-narrativa di sé, egli tende a sprecare il suo talento, la bellezza, in quanto non si concede mai a nessuno, giungendo all’iper-conservazione di sé, all’avarizia e si identifica con il proprio corpo.

In effetti questo è ciò che costituisce il “dramma del narcisista”, e cioè il continuo cercarsi ma senza trovarsi mai. Il narcisista ha avuto da sempre poco amore e vive in maniera disperata la perdita, perciò è identificabile col vuoto: se perde qualcuno, la mancanza che percepisce non è dell’altra persona, ma della mancanza stessa, ovvero sente la perdita della sua stessa immagine.

L’elemento centrale delle due figure e che caratterizza il loro legame è il bisogno. Ma come mai entrambi cercano di aggirare la dualità? Per una dinamica che sarebbero costretti a trovarsi di fronte: il confronto con i loro limiti e con loro stessi. Il confronto con l’altro porta inevitabilmente a un confronto più intimo col proprio sé, alla possibilità di perdita, che corrisponde anche alla paura di aprirsi, di mostrare le proprie fragilità e nudità. Inoltre, se la dualità è vista come trauma, perché richiama eventi passati con caratteristiche simili, può essere valutata tragica e si cercherà di evitarla il più possibile. Questo non può che essere un amore patologico, dato che al contrario l’amore sano nasce proprio nella dualità ed è il frutto di un incontro tra due anime.

La società in cui viviamo ha stravolto tutti i nostri valori e modi di pensare a ha conferito alle relazioni, come a tutto il resto, un’impronta “liquida”: nulla riesce a consolidarsi ma piuttosto si sgretola facilmente, forse a causa dell’uso del web e dei social che portano ad un’estrema trasformazione dei legami: velocità e superficialità. La stessa separazione con l’altro non la si vive appieno ma si cerca nell’immediato di sostituire con distrazioni quel legame senza una reale e profonda elaborazione di quella perdita.

Clarissa Cardarelli, tirocinante post lauream.
Dottoressa in Psicologia Clinica e di Comunità

 

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Borgioni M. (2022). Eco, Narciso e le figure della dipendenza amorosa. Roma, Alpes.

Borgioni M. (2015). Dipendenza e contro-dipendenza affettivaDalle passioni scriteriate all’indifferenza vuota. Roma, Alpes.