Questa breve descrizione dell’approccio bioenergetico è stata elaborata come contributo al self-assessment form, un modulo di autovalutazione per l’ammissione al FORUM delle Scuole di Formazione dell’EABP, la European Association for Body-Psychotherapy. La procedura si concluderà nel maggio di quest’anno.
Origini
Le origini dell’analisi bioenergetica risalgono alla visione psicodinamica della persona come ideata nella teoria e prassi della psicoanalisi freudiana. Wilhelm Reich, uno dei più brillanti seguaci di Freud, ha esteso questo modello, prendendo in esame anche le difese corporee dei pazienti (come per esempio l’armatura muscolare, l’espressione posturale, il controllo inconscio del respiro). Affrontando tali difese in modo diretto, Reich ha cominciato a includere il corpo dei pazienti nel processo terapeutico, creando, negli anni trenta del secolo scorso, il setting allargato della psicoterapia a mediazione corporea.
Nella decade seguente, il medico americano Alexander Lowen – paziente e allievo, per alcuni anni, di Wilhelm Reich – ha introdotto significative innovazioni teoriche e pratiche all’originario approccio reichiano e ha elaborato, nei primi anni Cinquanta, il suo personale concetto di psicoterapia corporea denominato analisi bioenergetica. Nel 1956 Lowen fondò a New York l’International Institute for Bioenergetic Analysis, e nella seconda parte del secolo scorso l’analisi bioenergetica si è diffusa in molte parti del mondo.
Teoria
L’assunto teorico che soggiace all’analisi bioenergetica è espresso in maniera concisa in una proposizione assiomatica di Alexander Lowen: “You Are Your Body”, “ogni persona è il proprio corpo”.[1] L’idea è che la nostra realtà corporea, il corpo nelle sue molteplici espressioni (l’età, il genere, i ritmi e bisogni fisiologici…) rappresenta la base del nostro essere-al-mondo. Questa visione include la dimensione emozionale, relazionale e linguistico-cognitiva di ciascuno, poiché in questa dimensione sono incorporate la biografia personale e la coscienza di sé.
Un altro modo di concepire questo complesso rapporto tra la persona e il corpo è la teoria di Wilhelm Reich dell’identità funzionale tra corpo e mente, che ha influenzato tutte le forme di psicoterapia corporea. In ultima analisi, questa identità funzionale è radicata nei processi energetici del corpo, della vita stessa. È per questo motivo che Alexander Lowen ha chiamato il proprio approccio analisi bioenergetica, “lo studio della personalità umana dal punto di vista dei processi energetici del corpo”.[2]
Il termine “energetico”, inteso come pulsazione, armatura, ritmo del respiro, consente una comprensione profonda della persona umana. Nell’analisi bioenergetica sono fenomenologicamente legati a un altro assunto concettuale, quello della teoria della struttura caratteriale. Si tratta di strutture (o tratti) caratteriali (come per esempio la personalità schizoide, orale o rigida) che si riferiscono alle principali ferite o ai traumi subiti da un bambino nei primi mesi o anni del suo sviluppo; tali ferite sono tracciate sia nelle manifestazioni corporee di una persona che nella sua tipica Weltanschauung, le credenze di base e le attitudini verso gli altri e il mondo. Poiché la struttura caratteriale è profondamente radicata nelle disfunzioni relazionali verificatesi durante la prima infanzia, il processo di cura richiede un’esperienza correttiva ben fondata per tutto il corso della relazione terapeutica.
Un terzo assunto teorico, probabilmente dovuto allo Zeitgeist, lo spirito del tempo della Psicologia Umanistica quando l’analisi bioenergetica è nata, è una fiducia nel potenziale della persona, nella spinta verso l’auto-realizzazione e la ricerca del piacere nel contesto di una “vita buona”.
In analisi bioenergetica, comunque, tutto ciò è connesso con una consapevolezza vitale del proprio corpo vissuto, con un senso di sicurezza e possesso di sé radicato nel processo del grounding. Perciò, Alexander Lowen poteva dire: “Più il vostro corpo è vivo, più siete nel mondo”.[3]
Metodo
L’analisi bioenergetica si definisce come psicoterapia somatico-relazionale. La metodologia di base del processo terapeutico richiede perciò l’attenzione costante a entrambi gli aspetti dell’identità del paziente: il modo in cui vive il proprio corpo e il modo in cui si relaziona all’analista in quanto persona concreta e generalized other. Questa esplorazione si svolge all’interno di una cornice terapeutica estesa che permette, oltre allo scambio verbale tra paziente e analista, anche l’esperienza della vita corporea del paziente.
Una seduta bioenergetica tipica inizia perciò normalmente con uno scambio verbale tra paziente e terapeuta, solitamente con entrambi i protagonisti seduti uno di fronte all’altro; scambio durante il quale il paziente può parlare di tutti gli aspetti rilevanti della sua vita, inclusi i suoi sogni. In un secondo momento, poi, paziente e analista passano alla cosiddetta fase esperienziale della seduta, nella quale si svolge l’esperienza concreta del corpo ovvero il “lavoro corporeo”. Questa fase può partire da qualche elemento emerso durante il colloquio, o può iniziare lì per lì, per esempio con la percezione vissuta del proprio corpo da parte del paziente. In generale, questa parte della seduta si distingue per un’enorme gamma di possibilità che include il lavoro con la voce, gli occhi, il movimento, il contatto, il respiro, la costruzione di confini, ecc.
Sin dall’inizio, l’analisi bioenergetica ha sviluppato una grande varietà di esercizi atti a facilitare l’esperienza somatico-relazionale. È ovvio che questi esercizi non vengono mai utilizzati meccanicamente, bensì in sintonia con la personalità del paziente, l’atmosfera specifica e il contesto relazionale del momento. Attenzione particolare è dedicata al grounding del paziente, ossia al suo radicamento o rapporto sicuro con la terra su cui stiamo con le nostre gambe, e, in senso più ampio, con il mondo che ci circonda e in cui ci muoviamo. Inoltre, attenzione particolare è dedicata al contatto diretto col corpo del paziente, strumento terapeutico tanto importante quanto delicato.
Durante o – solitamente – verso la fine dell’incontro, tutte queste esperienze somatico-relazionali vanno accuratamente condivise verbalmente ed elaborate, in modo da permettere al paziente l’integrazione cosciente della sua esperienza vissuta nell’arco della seduta.
In finis
Per gestire questo setting terapeutico altamente complesso, gli allievi in training devono raggiungere un considerevole livello di consapevolezza, flessibilità e responsiveness verso la personalità del paziente.
In particolare, devono acquisire la capacità di:
- assumere un atteggiamento empatico per accogliere il paziente con cuore aperto e per costruire una solida alleanza terapeutica;
- combinare interventi e reazioni corporei ed emozionali nel contesto della presa di consapevolezza;
- fare attenzione agli accenni nascosti nella comunicazione corporea e verbale;
- usare liberamente le tecniche e gli strumenti del lavoro corporeo, incluso il contatto con il corpo del paziente;
- sviluppare un buon senso di tempismo e delle proporzioni tra le varie parti della seduta;
- mantenere confini chiari, per creare un senso di sicurezza per entrambi, paziente e analista;
- essere costantemente consapevoli della propria storia biografica, della loro attuale disposizione personale, del modo in cui sperimentano soggettivamente il paziente e delle potenziali implicazioni controtransferali che tutti questi fattori potrebbero creare.
In sintesi, la formazione in analisi bioenergetica, oltre a tutto l’insegnamento teorico compreso nel training, è basata su un metodo esperienziale, suddiviso in due fasi. Durante i primi due anni, l’attenzione di base è rivolta alla conoscenza dell’allievo della propria personalità in senso largo, alle dinamiche corporee e psichiche profonde che porterà nella situazione terapeutica. Nel terzo e quarto anno, la seconda parte della formazione, gli allievi si esercitano nel ruolo del terapeuta in relazione con un paziente, per lo più attraverso il role-playing simulato. In tutta questa fase, il feedback costante da parte dei loro compagni, nonché la continua supervisione dei loro didatti, sono essenziali per sviluppare le abilità, la consapevolezza e la maturità personale del futuro analista bioenergetico.
Note
[1] Alexander Lowen, Bioenergetics. Coward, McCann & Geoghegan, 1975, published in Penquin Books 1976. Trad. it. di Lucia Cornalba, Bioenergetica, con supervisione scientifica di Luigi de Marchi, Milano 1983, p. 44.
[2] Ibid., p. 37.
[3] Ibid., p. 45.