Annusando l’aria attorno sembra di sentire crescere un bisogno di realtà.
Non che non piaccia più coltivare sogni, ma sembra crescere l’esigenza che ci sia una traccia di credibile realizzazione.
Nel grande karaoke virtuale sembra ci sia fame di reale.
Il corpo materiale ritorna sulla scena con la natura della sua forza gravitazionale: forse è possibile un ridimensionamento dello strapotere della dea Immagine e del dio Virtuale: la salute del corpo e la sua energia naturale sembrano suscitare sempre più interesse.
L’ambiente, interno ed esterno al corpo, attrae l’interesse e l’attenzione di moltitudini socialmente e culturalmente trasversali. Moltitudini minoritarie ma in rapida crescita a quel che pare. Recentemente si sono visti in rete e in piazza grandi raduni che si sono fatti portatori di esigenze di rinnovamento radicale in questo senso.
L’impegno sociale e politico di questi movimenti non potrà tuttavia dare risultati concreti senza un cambiamento di prospettiva e di rotta in merito allo stile di vita.
Non si può “salvare il Pianeta” senza un cambiamento del modo di produrre e di consumare. Il consumismo dominante, svincolato da criteri eco-sostenibili, è in gran parte alimentato da una fame di soddisfazioni che spesso sono il surrogato di bisogni e piaceri primari sacrificati.
È necessaria una nuova consapevolezza (e una conseguente pratica) che metta al centro la riappropriazione della capacità originaria di provare piacere.
Espropriandoci di gran parte del piacere proveniente dai movimenti interni ed “esterni” del nostro corpo, abbiamo attivato una dipendenza crescente da questo consumismo standardizzato e standardizzante.
Taglieggiati progressivamente della nostra energia vitale rischiamo di condurre la vita su un binario che ci seduce, ma che deprime qualità essenziali della nostra stessa natura umana.
La pressione crescente di un’attività mentale ridotta spesso a banale esercizio classificatorio e a sparuto voyeurismo, comprime e accantona l‘attività del sentire.
Senza il movimento e il sentire corporeo non trovano via di comunicazione alla coscienza i sentimenti e le emozioni e non si accende quella vibrazione energetica dell’organismo che produce la gioia di sentirsi vivi.
S’interrompe così un meccanismo complesso e insieme semplice, che è fondamento del piacere nelle sue varie ramificazioni.
Il meccanismo consumistico dominante è infatti una semplificazione della potenziale pienezza del piacere, artificialmente indirizzata su innumerevoli e spesso ridondanti corsie preferenziali, preferite soprattutto da chi ne trae profitto.
L’espropriazione richiede dunque la riappropriazione.
Cari amici di Greta, cari giovani che viaggiate con lei, la gioia di sentirsi vivi è uno dei cardini per salvare il pianeta.
Mi auguro che mettiate questa idea e questa pratica nella bisaccia del vostro lungo viaggio.
Il mio sarà più breve e sarà con voi.
Buon viaggio a tutti noi!